Gli Artisti del Tempio
Gli Artisti del Tempio
L’impenetrabile simbolismo massonico, ammantato di satanismo, affonda in realtà le sue radici storiche nel cesaropapismo. È questo il sistema di potere con cui gli imperatori bizantini e del Sacro Romano Impero, travalicando il limite fra il potere temporale e il potere spirituale, estromisero di fatto la Chiesa dalle specifiche competenze teologiche e disciplinari. Gli imperatori svevi Hohenstaufen giunsero finanche ad arrogarsi la divina investitura sacerdotale dei re di Gerusalemme Davide e Salomone, criptando nell’araldica dinastica le colonne del Tempio salomonico Jachim e Boaz. Si tratta dello stesso ‘codice’ destinato a riemergere – per dirla con la storica Silvia Ronchey – in quella sorta di «Grande Oriente filobizantino», che traeva linfa vitale dalle accademie platoniche rinascimentali di Rimini, Firenze, Urbino, Napoli, Roma, Vicenza e Venezia, non senza il concorso di artisti e intellettuali del calibro di Leon Battista Alberti, Piero della Francesca, Leonardo da Vinci e Giorgione. Decriptato dagli Illuminati di Baviera e condiviso dai Padri fondatori degli Stati Uniti d’America, il ‘codice salomonico’ degli Hohenstaufen sopravvive oggi nella simbologia della banconota americana da un dollaro alla stregua di manifesto ‘politico-massonico’ di quella che lo storico Emilio Gentile stigmatizza come la «religione civile americana». Se volessimo dunque con uno slogan evocare l’origine della massoneria, tutt’altro che sacrilega suonerebbe la parafrasi del prologo evangelico giovanneo: All’inizio era il Tempio di Salomone!